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27 Ottobre 2022

Pnrr - Donne, opportunità e buona occupazione, a Roma il workshop promosso dalla Fisascat Cisl. Tra i temi al centro del dibattito la certificazione della parità di genere

Roma, 27 ottobre 2022 – “PNRR-Donne. Opportunità e buona occupazione” è il leitmotiv del workshop promosso dalla Fisascat Cisl nell’ambito dei lavori del Consiglio Generale convocato a Roma per adempimenti statutari.

Uno spazio di confronto sulle prospettive e sulle opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al tema del riequilibrio di genere e sul ruolo della contrattazione per sostenere l’occupazione femminile nel mercato del lavoro italiano, in cui il tasso di occupazione delle donne si attesta al 49,4%, inferiore di 17,7 punti percentuali rispetto all’occupazione maschile e di 14 punti percentuali rispetto a una media europea che supera il 63%.

Nel 2022 in Italia una donna su tre non lavora, quasi 1,9 milioni di donne sono costrette al part-time involontario se vogliono lavorare, contro 849 mila uomini nelle stesse condizioni. La quota è passata da 60,8 al 61,2% tra il 2019 e il 2020 ed è tre volte la media Ue (21,6%). Molte donne sono costrette a ridimensionare percorsi professionali già penalizzati da retribuzioni più basse del 25% rispetto ai colleghi di sesso maschile, indotte a rinunciare alla carriera, fino a giungere ad abbandonare il lavoro per farsi carico dei pesi familiari.

Tra i temi al centro del dibattito promosso dalla federazione cislina la certificazione della parità di genere, introdotta per legge al fine di stimolare nelle aziende l’adozione di policy atte a ridurre il gap di genere specialmente in quegli ambiti in cui le disparità appaiono più marcate: opportunità di crescita e di inclusione in azienda, equità remunerativa, gestione delle differenze di genere, governance, cultura e strategia, tutela della genitorialità e conciliazione vita lavoro.

I lavori sono stati introdotti da Elena Maria Vanelli, coordinatrice nazionale donne e responsabile politiche di genere Fisascat Cisl. Al workshop hanno preso parte Stefania Negri, Adapt research fellow; Silvia Ciucciovino, docente di diritto del lavoro presso l’Università Roma 3; Enzo De Fusco, consulente del lavoro e fondatore della “De Fusco labour & legal”. Conclusioni affidate al segretario generale della Fisascat Cisl, Davide Guarini.

«Questo spazio di confronto di oggi sancisce un percorso di riflessione e di proposte sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo italiano, con una attenzione focalizzata sulle donne e sulle opportunità che il Pnrr potrebbe offrire all’azione azione di tutela sindacale delle lavoratrici sulla promozione di buona e stabile occupazione femminile nei settori del terziario di mercato» ha dichiarato Elena Maria Vanelli sottolineando che «l’occupazione delle donne è non solo diminuita ma soprattutto è peggiorata diventando, se possibile, ancora più precaria e irregolare in settori caratterizzati da part time involontario, flessibile ed elastico e da contratti a chiamata o false partire iva o stage» e che «l’interesse del sindacato è costituito dalla possibilità di riattivare, con vigore, il diritto di informazione quale strumento base che possa indurre ad una discussione e ad un confronto costruttivo con le imprese, utile a difendere e promuovere l’occupazione femminile e le opportunità di crescita professionali e di conciliazione vita-lavoro».

E’ Stefania Negri ad analizzare il quadro di insieme e ad illustrare l’evoluzione normativa sulle politiche di genere e sulle pari opportunità. Partendo da una disamina sulle missioni e sulle aree di intervento del Pnrr l’Adapt Reserch Fellow ha sottolineato i vantaggi dell’obbligo di certificazione delle parità di genere. A partire «dall’esonero contributivo fino a 50mila euro annui per ciascuna azienda» fino al «punteggio premiale per i bandi di accesso ai fondi europei nazionali e regionali» e ai «vantaggi reputazionali» come anche «sull’attrattività dei talenti» che le aziende virtuose potranno esercitare, senza tralasciare l’obbligo sulla presentazione del rapporto biennale.

Silvia Ciucciovino ha poi evidenziato alcune novità introdotte dalla nuova normativa. «La strategia nazionale prevista dalle nuove norme – ha dichiarato – si configura come un nuovo approccio organizzativo sul tema della parità di genere sul quale le aziende dovranno confrontarsi e misurarsi anche rispetto alla responsabilità sociale di impresa». La professoressa in particolare ha sottolineato il nuovo concetto di discriminazione diretta e indiretta introdotto dalla normativa, «esteso agli atti organizzativi aziendali sui temi dell’orario di lavoro, cura e assistenza, remunerazione, competenze, conciliazione vita lavoro, partecipazione, progressione di carriera».

Enzo De Fusco ha poi illustrato il punto di vista aziendale sul tema della parità di genere. «Con la nostra organizzazione assistiamo un network di imprese importante che annovera circa un milione di lavoratori dipendenti di imprese con un fatturato di oltre 180 miliardi di euro» ha dichiarato il consulente del lavoro sottolineando l’opportunità offerta dalla nuova normativa «sotto il profilo etico ma anche reputazionale e rispetto al profilo dell’attrattività dell’azienda nel mercato di riferimento». Per De Fusco tuttavia «l’obiettivo del Pnrr è un pò timido perché da qui al 2026 spera di poter certificare 1.800 aziende, ma in Italia ci sono un milione e 600 mila imprese e di queste circa un milione 400 mila hanno tra i 10 e i 15 dipendenti e solo 137 mila hanno più di 15 addetti» mentre «sono 980 le aziende con più di mille addetti e circa 80mila le aziende con più di 50 dipendenti».

Dati da non sottovalutare per Davide Guarini che ha concluso i lavori. «L’occupazione femminile è una sfida cruciale per il progresso culturale e sociale del nostro Paese ed è necessario cogliere le opportunità normative introdotte con il Pnrr sull’obbligo di certificazione di genere per le aziende con più di 50 dipendenti, ma anche puntare sul ruolo della contrattazione e della bilateralità settoriale soprattutto nei settori del terziario di mercato a forte vocazione femminile, dove il tessuto imprenditoriale è prevalentemente composto da aziende con meno di 50 addetti» ha dichiarato il sindacalista sottolineando che «è necessario un cambio culturale sul tema della parità di genere» e «occorre investire anche sui percorsi di istruzione e sulla formazione professionale continua per superare i gap esistenti, adeguando le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori di fronte alla sfida dell’innovazione digitale».

Guarini ha poi rilanciato sull’urgenza di «individuare, nei prossimi rinnovi contrattuali, la nuova figura del Rappresentante Sindacale per la Formazione per rendere le aziende competitive e per recuperare in termini di produttività nei settori del terziario di mercato, dove c’è un’alta concentrazione di lavoro povero non solo per la questione salariale ma anche per la precarietà esistente e per l’elevato ricorso al part time involontario».