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13 Gennaio 2022

Turismo, Istat: nei primi 9 mesi 2021 +22,3% di presenze ma il 2019 è ancora lontano. Deterioramento più pronunciato delle condizioni occupazionali. Nella media del 2020, a livello nazionale, il numero di occupati del comparto si è ridotto dell’11,4%. Sul calo dell’occupazione ha inciso soprattutto la componente a termine, diminuita nella media dell’anno del 31,5%, mentre l’impatto sull’occupazione permanente è stato mitigato dal blocco dei licenziamenti e dal ricorso alla Cassa integrazione guadagni

Roma, 13 gennaio 2022 – Il turismo sconta ancora pesantemente gli effetti dell’emergenza pandemica e sanitaria. A certificare la sofferenza in cui versa uno dei settori strategici dell’economia italiana è l’ultimo report Istat sul Movimento turistico in Italia. Nei primi 9 mesi del 2021, segnala l’Istituto di Statistica, le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono in crescita rispetto al 2020 del +22,3% ma restano ben sotto i livelli del 2019 con un -38,4%.

Nel trimestre estivo (luglio-settembre) le presenze turistiche sono state circa 177 milioni (+31% rispetto al 2020) e 29 milioni in meno nel confronto con il 2019 (-14%). I viaggi dei residenti per motivi di lavoro (circa 1,5 milioni) e per vacanza (circa 18 milioni) si attestano ai livelli dei primi nove mesi del 2020, ma rimangono comunque sotto quelli del corrispondente periodo del 2019. Tra le componenti della domanda turistica, quella estera evidenzia maggiori difficoltà di ripresa (-56,1% di presenze) rispetto alla componente domestica (-20,3%).

Per quanto riguarda, invece, le tipologie di strutture ricettive, a soffrire di più è il comparto alberghiero, con un calo di presenze del 44,3%, rispetto al comparto extra-alberghiero (- 28,3%). Non rassicura nemmeno che l'Italia nel 2021, quanto a numero di presenze turistiche, sia andata meglio degli altri Paesi europei superando sia Spagna che Germania, visto il grande e persistente distacco con i livelli pre-Covid.

Le condizioni occupazionali del settore turistico, segnala la Nota Covid della Banca d’Italia https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/note-covid-19/2021/Demma_Nota_Covid_settore_turistico_e_pandemia.pdf, hanno subìto un deterioramento più pronunciato rispetto alle altre attività a seguito della crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19.

Nella media del 2020, a livello nazionale, il numero di occupati del comparto si è ridotto dell’11,4 per cento (-1,2 per il resto dell’economia), contribuendo per oltre i due quinti del calo complessivo del totale dei settori; la contrazione è stata particolarmente marcata in tutte le aree del Paese (compresa tra il - 17,2 per cento nel Nord Est e il -7,2 per cento al Centro).

La perdita dei posti di lavoro non è stata omogenea tra categorie di lavoratori: sul calo dell’occupazione ha infatti inciso soprattutto la componente a termine, diminuita nella media dell’anno del 31,5 per cento, mentre l’impatto sull’occupazione permanente è stato mitigato dal blocco dei licenziamenti e dal ricorso alla Cassa integrazione guadagni.

«In uno scenario aggravato dalle nuove varianti del virus – ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini – è necessario che il Governo intervenga per prorogare tutte le misure utili ad assicurare la sopravvivenza delle imprese e dei posti di lavoro nel comparto turistico».

«Per questo – ha sottolineato – tutto il fronte sindacale, unitamente alle rappresentanze imprenditoriale del settore, a più riprese, ha sollecitato interventi mirati, dalla proroga della Cassa Integrazione Covid al sostegno alle imprese, fino alla istituzione di un Tavolo istituzionale ad hoc che definisca nuove strategie per un comparto che vale il 13% del Pil con 21 miliardi di fatturato e il 15% dell'occupazione in Italia e che può rappresentare il volano per la ripresa economica ed occupazionale in Italia ed anche un’opportunità per l’accesso al mercato del lavoro per i giovani e le donne».

«Il nostro auspicio – ha concluso – è che il Governo dia seguito alle misure annunciate in queste ultime settimane».